Rita, dopo aver sostenuto AIRC per molti anni, ha disposto un lascito. “È un modo per rispettare la nostra filosofia di vita anche quando non ci saremo più, è un atto di profonda fiducia verso i destinatari”
Rita, milanese, una lunga brillante carriera nel campo della finanza e dei mercati, da molti anni sostiene Fondazione AIRC e recentemente ha contribuito all’istituzione di una borsa di studio. Ha però scelto anche di disporre un lascito che contribuisca alla ricerca quando non ci sarà più.
“Il lascito, è un modo per rispettare la nostra filosofia di vita anche quando non ci saremo più. Ed è un atto di profonda fiducia verso i destinatari. Mi aspetto che le organizzazioni che ho scelto restino fedeli alla loro identità e continuino a mantenere la serietà e l’affidabilità che hanno costituto le ragioni per cui le ho identificate”, dice.
Ma come si arriva a donare? Quello di Rita è un percorso che parte da lontano. “La decisione di donare nasce sicuramente da un’eredità familiare: lo faceva già mio padre e per me è stato normale continuare”, dice. “A questo si aggiunge l’esperienza del cancro, anche mia personale, un fattore che sicuramente aumenta la sensibilità a questo tema. E poi c’è l’attenzione per la ricerca e l’amore per le scienze.”
Un passo alla volta Rita ricostruisce le ragioni che stanno alla base di questo gesto che “mi fa stare bene”, dice. Ricorda una lezione del filosofo Salvatore Natoli che ha contribuito a cambiare la sua visione della filantropia. “In quell’occasione Natoli disse che per il solo fatto di esistere noi siamo intrinsecamente debitori nei confronti di tutti gli altri. È una cosa che mi ha colpito molto e che ho fatto mia”, continua Rita. “Noi non doniamo ma restituiamo agli altri. Soprattutto a chi è stato meno fortunato e non ha avuto le nostre stesse possibilità.”
Per questa ragione – racconta – una delle gioie più grandi è scoprire che qualcuno ha deciso di seguire il suo esempio. Anche per questo ha deciso di raccontare la sua scelta di disporre un lascito in favore di Fondazione AIRC. La donazione così diventa un gesto attraverso cui ispiriamo gli altri. E anche uno strumento per contribuire a rendere un po’ migliore il mondo: “è una cosa che possiamo fare per non stare a guardare, lamentandoci per ciò che non viene fatto, criticando ciò che a nostro avviso viene fatto male e condannando i fallimenti altrui”, dice ancora Rita.
Nel lascito, Rita ci vede una motivazione in più: “forse una motivazione un po’ egoistica, la voglia di essere ricordati dopo la morte, il desiderio di “immortalità” che ognuno persegue a suo modo”.
Una scelta così ricca di motivazioni non può essere causale. Rita è una donatrice attenta. Soprattutto per le donazioni più importanti, segue i finanziamenti, le attività delle realtà sostenute, i loro conti economici. Non è solo una deformazione professionale: è un principio etico che le donazioni siano impiegate al meglio.
Anche la scelta di disporre un lascito risponde a una logica ben precisa. “Con il lascito non ci si libera, ma si predispone e si sceglie anche di lasciare un’eredità di valori che fanno parte della nostra vita: proprio per questo ho deciso di farlo in anticipo, in un momento in cui si spera di avere ancora una buona aspettativa di vita.”
Con AIRC ha partecipato a diversi incontri e l’impressione che ne ha tratto è più che positiva: “è stato un piacere vedere l’entusiasmo e l’impegno di questi giovani ricercatori. E una soddisfazione che AIRC li stia aiutando in questo percorso”.