
Silvia sostiene da anni AIRC con piccole donazioni, e ora ha scelto di includerla nel suo testamento
“Dopo una vita in volo, in questa casa ho trovato la mia stabilità. Qui custodisco i ricordi più cari della mia vita adulta.”
Silvia è nata a Milano nel 1933, nel cuore di Porta Venezia. La sua infanzia è stata segnata dalla guerra, ma anche dall’affetto di una famiglia solida. Da ragazza sognava di diventare medico, ma la vita la portò a perfezionare la conoscenza delle lingue straniere e a diventare assistente di volo. Per oltre vent’anni ha sorvolato continenti e incontrato culture diverse. “Mi ricordo tutto del mio lavoro perché è stata un’esperienza faticosa, ma bella. Ho incontrato tante persone e visto posti meravigliosi. Il posto più lontano dove sono stata è l’isola di Bali, in Indonesia.”
Eppure, uno degli incontri che ha segnato di più il suo cammino non è avvenuto in volo, ma per caso, entrando in un ospedale. “Un giorno sono andata a trovare una persona cara, ho sbagliato reparto e sono finita in oncologia pediatrica. Sono rimasta colpita tremendamente da quei bambini senza capelli, segnati dalla malattia. Questa è una cosa che mi fa piangere anche adesso a pensarci.”
Da quel giorno, Silvia ha iniziato a sostenere AIRC con piccole donazioni regolari. Un gesto semplice, ma pieno di significato, che col tempo si è trasformato in una scelta ancora più grande: includere AIRC nel suo testamento e lasciare la sua casa alla ricerca sul cancro. “Al testamento ho pensato più tardi e mi è venuto d’istinto. È stata una scelta naturale e quasi in continuità rispetto a quanto stavo già facendo. Non ho marito né figli, per cui ho pensato di destinare una parte del mio patrimonio ad aiutare chi sta peggio di me. Lo faccio con il cuore.”
La sua casa è molto più di un luogo fisico per lei: è il simbolo della sua vita adulta dopo anni di viaggi in giro per il mondo. “Questa non è la casa dove sono nata, ma è dove mi sono trasferita per dare una mano a mio padre e a mio fratello, una volta che è venuta a mancare mia madre. Possiamo dire che questa casa rappresenta la mia vita matura ed è dove ho trovato la mia stabilità. L’oggetto più caro è sicuramente la libreria. Io sono stata una grande lettrice. Tutto è cominciato quando, da piccolina, mio padre mi leggeva i libri per bambini, e da lì ho continuato.”
Proprio per questo, scegliere di donare la casa ad AIRC, ha per lei un valore profondo: significa trasformare un patrimonio di ricordi in una possibilità concreta di cura.
Oggi Silvia sente di aver affidato un pezzo della sua vita al futuro della ricerca. “Io ammiro molto i ricercatori e so di fare del bene sostenendoli, perché sono stati fatti molti passi avanti nel campo dei tumori. Il mio messaggio è semplice: aiutate la ricerca. Ognuno può contribuire in base alle proprie possibilità. Io l’ho fatto col cuore, pensando anche ai bambini che ho visto in quel reparto.”


