Giovanni, dopo la perdita della mamma, ha deciso di sostenere due progetti di ricercatori AIRC e di disporre un lascito in favore della Fondazione. “Dà anche un po’ senso alla mia vita e mi fa stare più in pace con me stesso” dice.
Proprio quando la vita toglie ciò che si ha di più prezioso, trovare la forza di riempire il vuoto e dare un senso all’esistenza scegliendo di donare agli altri. Così è stato per Giovanni, che nei mesi scorsi ha deciso di disporre un lascito testamentario in favore di Fondazione AIRC, una decisione maturata gradualmente, ma che ha avuto un innesco ben preciso.
“La molla che ha fatto scattare la scelta di donare è stata la perdita di mia mamma” racconta quando lo andiamo a trovare.
Il rapporto tra Giovanni e la mamma Liliana è strettissimo. Speciale e reso indissolubile da più di 70 anni di vita insieme.
Liliana era partita dalla Puglia, giovanissima, ma già colpita duramente dalla vita. “Era nata a Conversano, vicino a Bari” racconta Giovanni. “Perse la madre a tre anni per l’influenza spagnola e il padre, Florenzo Iaja, quando ancora non aveva sedici anni.” La figura del nonno Florenzo ha lasciato in Giovanni un’impronta indelebile, anche se non lo ha mai incontrato.
“Era un medico, un filantropo e poi, quando usciva dall’ospedale, dedicava il resto delle sue giornate alla cura delle vigne, ai disegni, alla cultura. Mia mamma” dice Giovanni “parlava sempre di lui; mi ha impregnato di questa sua vita.”
“Tutto è scattato alla scomparsa di mia mamma” ripete Giovanni. “Mi sono ritrovato solo in questa stanza e mi sono chiesto: ‘E adesso?’.” È un momento difficile: oltre alla perdita della mamma, Giovanni deve affrontare anche il cancro: un sarcoma che lo porta a perdere una gamba, facendo vacillare la sua autonomia fisica, che però lui continua a difendere strenuamente.
Giovanni vuole fare qualcosa di utile per la collettività. Esplora varie possibilità, finché non approda ad AIRC. “La conoscevo, sapevo che è una realtà con oltre 50 anni di storia e con personale qualificato” dice.
Decide di dedicare le sue donazioni in memoria della mamma e del nonno al sostegno di una borsa di studio triennale per una giovane ricercatrice e di un My First AIRC Grant, un progetto che aiuta giovani ricercatori ad avviare la propria ricerca indipendente. Con il tempo sceglie, però, di fare di più, nominando Fondazione AIRC sua erede perché sostenga progetti che ricordino i suoi cari anche quando lui non ci sarà più. “Anche se il dolore per la perdita non passa mai, questo gesto per me rappresenta un ringraziamento a mio nonno e a mia mamma. E dà anche un po’ senso alla mia vita facendomi stare più in pace con me stesso” aggiunge. “Sapere che un giorno, grazie alla mia donazione, sarà possibile alleviare le sofferenze di qualcuno è una forte gratificazione. Inoltre l’aver deciso di donare ad AIRC è una sicurezza: so che ciò che lascio sarà in buone mani.”